Né vincitori né vinti, ma Eroici
Ricordo le strade bianche, la riva del fiume, i campi, l’erba alta, le ginocchia sbucciate, ricordo le corse in bicicletta fatte in compagnia del mio migliore amico, il freddo dell’inverno e il caldo dell’estate. Ricordo un vento di libertà che già durante l’infanzia iniziò ad accarezzarmi i capelli. Lunghi e lisci. Avrò avuto all’incirca 5 anni quando mio nonno materno mi regalò la mia prima bici. Era usata e di colore bordeaux, mi piacque subito. Non gli feci nemmeno mettere le rotelle, accettai immediatamente la sfida e pedalai. Sono passati quasi trent’anni e me lo ricordo ancora.
Sarà per tutti questi ricordi, sarà perché la bicicletta è sempre stata il mio unico mezzo di locomozione, sarà per altre mille ragioni che porto sulla pelle, sarà perché era tempo di accettare una nuova sfida che tre anni fa decisi di partecipare per la prima volta a l’Eroica. Lo feci, soprattutto, perché credo che nella vita ci si debba sempre sforzare di superare i propri limiti. Quei limiti dati dalla fatica, dalla pigrizia, dal fiato che manca e dal cuore che batte. Limiti che quando pedali, lentamente ti lasci alle spalle. Limiti che lungo quelle strade sterrate improvvisamente si perdono lungo i fianchi delle colline che vestono i colori dell’autunno. Non importa che età tu abbia, di quale nazionalità tu sia, se sei uomo o donna, benestante o con partita Iva a regime dei minimi. Tutto scompare, tutto si perde di fronte ad uno sconosciuto che scende dalla sua bici per aiutarti a rimettere un nuovo tubolare, perché il tuo è scoppiato mentre scendevi quella discesa così ripida e piena di sassi che le dita delle mani ti si sono indolenzite a forza di tirare i freni. Su quelle strade l’altro, chiunque lui sia, non fa più paura. Diventa un compagno di avventura, un fratello da aiutare nel caso ce ne sia bisogno o, semplicemente, qualcuno che ci dà forza mentre siamo sul punto di arrenderci.
Lungo le strade bianche, che partono da Gaiole in Chianti e raggiungono – con il percorso più lungo da 209 km – Siena, Montalcino, Buonconvento e la Val d’Orcia, quella domenica di ottobre corre una comunità di uomini e donne a cui non interessa arrivare primi, ma solo condividerei i medesimi valori: solidarietà, semplicità, bellezza. Questi sono i valori de l’Eroica, quelli che hanno fatto sì che sempre più persone si avvicinassero a questa cicloturistica storica e ne rimanessero entusiaste.
Lungo quei “sali e scendi” si incrociano sguardi stanchi ma fieri, si stringono mani, si regalano sorrisi. C’è un senso di pace e serenità nell’aria, che invece nella vita di tutti i giorni ci sfugge. Ci sono orgoglio e passione che trasudano dalle magliette di lana rubate ai nostri padri o comprate a qualche mercatino vintage. C’è il desiderio di lasciarsi stupire, di meravigliarsi dietro ad ogni curva. Come bambini. Non puoi sapere cosa ti aspetta, perché la natura non è mai la stessa. Ti colpisce con la semplicità delle sue forme, con l’armonia dei suoi colori, con quel senso di infinito che ti entra dentro, mentre si perde lungo l’orizzonte. E tu non puoi far altro che pedalare, nonostante tutto. Ci sono poi le persone, quelle che non partecipano, ma in qualche modo è come se lo facessero, quelle che ti incitano a non arrenderti mentre ti arrampichi su una salita che sembra non finire mai, quelle che ti dicono: <<senti come l’è bona la ribollita, mangia che tu c’hai da pedalare>>, quelle che ti divengono amiche, che – tra una pedalata e l’altra – ti raccontano la loro vita e ti accorgi che non è poi così diversa dalla tua.
La bicicletta rappresenta tutto questo, ti permette di riscoprire la bellezza di luoghi gelosamente custoditi da chi ci vive, la cui memoria potrebbe essere la risposta più giusta alle tante, troppe, domande sul nostro futuro. Un futuro incerto, ricolmo di paure, che talvolta non sappiamo più nemmeno immaginare. Quelle strade servono anche a questo: a farci sognare. Sono un patrimonio dell’umanità, nostro dovere è averne cura, affinché anche i nostri figli possano farne tesoro. Solo alcuni però hanno la fortuna di saper apprezzare il loro immenso valore. Per farlo non devi essere schiavo del tempo, sono luoghi che vanno assaporati con lentezza e con dolcezza, proprio come un buon vino rosso. Serve uno sguardo puro, quasi ingenuo, ancora capace di sorprendersi. Serve un cuore giovane e ribelle, che sappia però provare emozioni d’antan. Servono coraggio e umiltà, perché qui non ci sono né vincitori né vinti. Sulle strade bianche siamo tutti eroi o, meglio, Eroici.