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Bali – il paradiso dei surfisti

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20 Aprile 2019

Dreamland Beach è forse la spiaggia più frequentata dai surfisti, anche perché qui è molto difficile nuotare a causa della risacca dell’acqua che ti porta a largo. Purtroppo non abbiamo paragoni con le altre spiagge, perché è l’unica che abbiamo visitato in una settimana che siamo rimaste a Bali. Non possiamo dunque dirvi se ce ne sono di migliori, probabilmente sì. Se non fosse per un canale di scarico che si affaccia a pochi metri dalla spiaggia, maleodorante e pieno di rifiuti di ogni genere, dreamland beach non sarebbe nemmeno particolarmente brutta. Di certo non è la classica spiaggia tropicale dall’acqua calda e cristallina, l’unica cosa che si avvicina a questa idea è il chioschetto che si trova a pochi metri dal bagnasciuga.  Qui è possibile pranzare e bere un buonissimo cocco!

Il motivo per cui non abbiamo visitato altre spiagge, è principalmente legato al fatto che risiedevamo a Ubud, ovvero una cittadina che dista circa 3-4 h di macchina dalla zona costiera. Questi tempi lunghi non sono dovuti tanto alle distanze, quanto piuttosto al traffico assurdo che caratterizza tutta l’isola. Tutti i luoghi che abbiamo visitato a Bali li abbiamo raggiunti in macchina, accompagnati da un driver che pagavamo giornalmente sui 10 € a persona. A quel prezzo fisso potevamo chiedergli di portarci ovunque. Sicuramente è la soluzione più comoda e pratica, anche perché è molto difficile guidare in queste strade.

Quel giorno di agosto, abbiamo deciso di passare la giornata a dreamland beach dove abbiamo affittato un ombrellone e alcuni lettini e poi, in tempo per il tramonto e per ammirare lo spettacolo della danza balinese Kecak, ci siamo recati al famoso tempio a picco sul mare, chiamato Uluwatu (Ulu significa “cima” e watu significa “roccia” in balinese), o Pura Luhur Uluwatu, di cui vi abbiamo raccontato in questo articolo.

 

 

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Florence

Questo non vuole essere un semplice blog di viaggi. Ci sono infatti modi diversi di viaggiare e di osservare. Il nostro è un viaggiare lento, che ci consente di cogliere punti di vista differenti. Soffermarsi su un dettaglio, un volto, il colore di un abito o di una pietanza, un rito o un semplice gesto, a volte ci dice molto più di quello che pensiamo di sapere. Proveremo a raccontarvi il mondo così com'è, attraverso l'obiettivo curioso di una macchina fotografica e lo sguardo attento di un'antropologa. In fondo, si sa, che conoscere l'altro è anche un modo per comprendere meglio noi stessi.

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